Fernando Graziano - Senza Volto
Oltre trentacinque anni di pittura, una cadenzata, sistematica, lenta evoluzione rappresentano il percorso artistico di Fernando Graziano, un pittore che ha sempre lasciato poco spazio agli echi delle avanguardie preferendo un iter lontano da una sperimentazione che mirasse esclusivamente ad una cruda evoluzione dell’arte per l’arte. Graziano ha scelto di concentrarsi direttamente sull’universo umano attraverso l’analisi approfondita del suo “intimo” e per fare ciò attua un’operazione coraggiosa: toglie all’uomo la maschera, ne rende impossibile l’identificazione escludendo il volto dai propri soggetti e riserva ad esso un luogo “Altro”. Sono il corpo e gli oggetti, che lo circondano e che lo vestono, che parlano, che ne raccontano la storia, i pensieri e gli stati d’animo. Così negli anni Graziano affida a simboli la parte onirica dei propri lavori. A ciotole e pennelli, reminiscenza delle antiche botteghe medioevali, affida l’arte; a piccoli burattini consegna il teatro e la coscienza, identifica nei libri, il sapere e la letteratura. Nasce, così, all’interno delle tele un silente dialogo tra uomo, arte, letteratura e teatro della vita. Il tutto avviene in uno spazio ucronico, in un locus amoenus che obbliga lo spettatore ad entrare in un mondo, recondito e, per alcuni, ancora inesplorato, ma che, pur lontano, gli appartiene quantomai.
In molte opere il piano inferiore è aperto e condiviso con chi osserva, come se i due mondi reale e “pittorico” fossero comunicanti e complementari. Le scelte formali pur nel rispetto dei propri maestri intellettuali, Gentilini, De Chirico, Casorati, Dalì, portano l’artista a staccarsi nettamente de queste figure, spesso imperanti e troppo citate nella lettura dell’opera omnia del pittore padovano. Ho sottolineato più volte il fallace legame che alcuni colleghi riscontrano tra le figure di Graziano ed i “manichini” di Giorgio De Chirico, legame inesistente vista la classicità delle figure dechirichiane assunte a simboli della nostra memoria storica. Ettore e Andromaca, Le muse inquietanti, Gli archeologi, opere fondamentali della metafisica europea, non possono essere citate come riferimenti per i personaggi di Graziano, totalmente assorbiti dalla società che vivono e rappresentano, soli nella loro contemporaneità e paradossalmente più vicini all’opera di Mark Kostabi giovane e vulcanico autore che con gli omaggi a Ferdinando Graziano ha confermato un pensiero, con tutti i “distinguo”, dai tratti comuni. Concludo questa brevissima “nota” all’opera di Graziano, augurandomi che possa esservi presto un ampia antologica che permetta al sottoscritto e ad altri colleghi di operare un analisi più scientifica nei confronti di un artista che ha fatto della coerenza e della ricerca i fari del proprio percorso artistico.