Bruna Cordati
Barga (Lucca) - Agosto 2004
I quadri di Fernando Graziano sono entrati nelle stanze di casa Cordati senza il minimo senso di estraneità; si sono allogati alle pareti con naturalezza, senza iattanza ma con una loro modesta autorità; con veneta cortesia, ma senza esagerare. Il paesaggio toscano si è dispiegato alle grandi finestre, avviando un dialogo tra colori diversi, pensieri diversi, diverse masse e piani: non erano estranei, si potevano parlare.
Un anno fa arrivarono in casa mia questi quadri; passeggiavo per le grandi stanze, cercavo di capire: signori in calzini, signori che faticano a tener calzate le ciabatte. Non si riscontrava il peso dei corpi, ma sì il peso degli abiti, pantaloni dalle pieghe pesanti come il piombo, abiti femminili di delicato colore ma le pieghe, dritte o sbieche, solide come di marmorea colonna. Unico punto cedevole, il viso. I visi, tutti assenti, un liscio uovo posato sulle spalle. Con cappello o senza, ma tutti vuoti. In certi momenti leggevo in quell'assenza una totale disponibilità: fate voi, date all'uovo l'espressione che meglio vi aggrada. Ma poi, una foglia secca cadendo sostava tra il volto e la spalla, e sembrava dare un'indicazione più perentoria. Oppure un diverso movimento della testa, una mano a sorreggerla, lì accanto qualcosa che potrebbe essere un cavalletto da pittore – e l'uovo non è più disponibile, non si sente bisogno di lineamenti di fronte a un dolore così cocente o a una così intensa meditazione.
Sì, ne parlavo con Graziano, forse avevo capito qualcosa del complesso intreccio di sentimenti che emanava come energia da quei quadri. Non rinunciavo – non era necessario che rinunciassi – a una cosa che mi era cara, un filo d'oro di ironia, di autoironia, che percorreva tutto il lavoro. Si intrecciava bene con l'abbandono, il pensiero, il dolore.
Ma quest’anno, inaspettatamente, le stanze di casa Cordati si sono popolate di volti. Certo ancora sono presenti i temi che l'anno scorso dominavano, ma l'attenzione è attratta dalla novità di questi visi. Le linee nette, le masse compatte sono ancora lì, intatte, il pittore non ha rinunciato alla sua tecnica, ma adesso è tutta devota all'espressione, e solo all'espressione. Le cornici a ridosso della pittura la tagliano, la costringono, le danno luci e ombre. Il più bello di quei volti si distende con calma autorità nello spazio che gli resta: non rinuncia ai larghi piani, al movimento, agli occhi larghi stupefatti di vedere.
Certo non tutti gli anni Fernando Graziano potrà farci una sorpresa come questa, ma noi attendiamo: molto contenti dei risultati, e molto fiduciosi nel futuro.
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