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Recensioni

Lauretta Vignaga

La magia di guardare se stessi nello specchio di un quadro

Il piccolo catalogo che Fernando Graziano ha consegnato al pubblico presente all’apertura della sua personale allo Studio Arte Mosè, sabato pomeriggio scorso, presenta una raccolta di sue tele affiancate, ciascuna, da poche frasi tratte da canzoni di noti autori italiani, da poesie di autori altrettanto noti che interpretano, con malinconica ironia, la scena dipinta. Un esempio: accanto alla tela intitolata: Il burattinaio appare un brano tratto da Il canto di me stesso, dalla collezione: Leaves of grass di Walt Whitman, con qualche modifica per adattarsi alla situazione rappresentata. Altro esempio: accanto alla tela che porta il titolo: The long and winding road uno spazio scuro in primo piano tagliato perpendicolarmente da una striscia bianca su cui cammina un uomo vestito con eleganza, con un ombrello bianco aperto mentre dal cielo cupo sfarfallano foglie che l’autunno strappa dagli alberi-compaiono le parole: ‘Nel mondo, io camminerò tanto che poi i piedi mi faranno male. Io camminerò, un’altra volta. L’autore è Zucchero e la canzone si intitola: Come il sole all’improvviso.

Abbiamo ritenuto necessaria questa introduzione per dare la misura del substrato colto della pittura di Fernando Graziano sia nel significato intrinseco, che nella elaborazione tecnica, accuratissima nella distribuzione dei volumi e nella impaginazione prospettica, pur se l’autore si definisce autodidatta.

Le figure umane che si stagliano nelle sue tele, sempre rigorosamente prive di fisionomia, sono, in gran parte, una proiezione dell’autore stesso, dei suoi pensieri, del suo intimo alter ego che osserva, riflette, interpreta la realtà. Accanto al protagonista - proiezione di se stesso - Graziano ha collocato, quasi ovunque, omiciattoli ugualmente privi di fisionomia, vestiti sempre allo stesso modo, come i burattini e, come il più famoso di loro, Pinocchio, sempre con un cappello a cono in testa. Una presenza metaforica che, di volta in volta, suggerisce il desiderio di una libertà impossibile, di recuperare ricordi e situazioni passate, di riavvolgere il tempo sul calendario della vita. Precisa ed essenziale la costruzione della scena dove non mancano i riferimenti

all’arte del pittore, all’importanza che il sapere, i libri, hanno nel suo e nel nostro mondo e ci sono anche accenni alla città,

Padova, dove Fernando Graziano vive e lavora.

Particolare anche la tavolozza scelta da Fernando Graziano: sfondi di colore omogeneo, ripassato con la cera che non lascia trasparire la pennellata; colori polverosi dove le forti tonalità originarie sono smorzate, quasi soffocate da un largo impiego di grigi, beige chiarissimi, azzurri pallidi e un bianco cinereo spalmato su tutti gli ovali dei visi senza espressione, su oggetti e complementi d’arredo che vengono in tal modo decontestualizzati dal riferimento temporale per assumere la funzione di simboli.

La mostra di Fernando Graziano si potrà vedere fino al 14 ottobre dalle 16.30 alle 19.30 di tutti i giorni feriali. Lo Studio Arte

Mosè si trova in via Fiume, 18, a Rovigo.



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