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Recensioni

Dr. Ugo Perugini - Milano - Maggio 2004

La visione paradigmatica di Fernando Graziano

La provocazione comunicativa di Graziano è forte. E ci lasciamo coinvolgere, consci del gioco che stiamo giocando entrambi. Il viso, veicolo di trasmissione di sentimenti, passioni, moti dell'animo, emozioni, viene proditoriamente cancellato dalla nostra visuale con gesto leggero ma fortemente censorio che ci spiazza. Il valore metafisico di queste rappresentazioni, senza voler per forza richiamare alla memoria atmosfere alla De Chirico o di stampo magrittiano, qui pare piuttosto radicato in una iconicità terrena, quotidiana che figura drammaticamente più disarmante proprio in quanto svolge la sua funzione di disumanizzazione e spersonalizzazione. E' chiaro che il folgorante straniamento causato dalla espressività negata dei volti viene recuperato da una gestualità di valore scultoreo, ma che appare ben lontana dal caricarsi di significati simbolici, anche a causa di una dimensione coloristica innaturale, onirica, volutamente falsata. Così che le figure diventano paradigmatiche nella rappresentazione dei loro gesti, icastici certo ma assolutamente vuoti di funzioni comunicative. La vita, in queste rappresentazioni pittoriche, è un riflesso pallido, tenue, come se ci pervenisse da lontano, da una dimensione extra umana, fatta di ricordi richiamati alla memoria nella loro incredibile assolutezza. Il merito di Graziano è accompagnarci con mano ferma in questi territori. Il suo limite, forse, è lasciarci soli con la nostra angoscia, senza mostrarci una via d'uscita.


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