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Recensioni

Prof.ssa Monica Lazzaretto

Sillico (Lucca) - Settembre 1991

Non si può non essere piacevolmente colpiti dalla pittura di Graziano, dalla sua naturale abilità nel coniugare un attento studio plastico con una sofisticata ricerca cromatica. Il pittore predilige forme elementari, essenziali, pulite, sulle quali stende un colore luminoso, ma velato, immerge figure e cose in un'atmosfera irreale che risente dell'eco lontana di un importante movimento pittorico del Novecento: la Metafisica. Nel suo repertorio di immagini ve n'è una particolarmente amata che ritorna nei suoi quadri: il manichino. Finta presenta, figura mentale prima che umana, questo manichino manca di una vera consistenza fisica; non ha volto e nemmeno possiede l'ombra che segna gli umani. Diviene così per Graziano un segnale enigmatico, il simbolo di una realtà interiore, di un io profondo alla ricerca di una propria identità. Quest'uomo senza volto resta aperto a tutte le possibili fisionomie alle diverse soluzioni da dare all'essere e al suo precario esistere. Nei manichini di Graziano si assiste ad una condensazione di significato: questa figura assume infatti un'ulteriore valenza simbolica quando si identifica espressamente con il pittore che, pennello e tavolozza alla mano, siede assorto, scruta, attende ..... E' il pittore che riflette sul suo fare artistico e cerca di definire il proprio corredo linguistico. Fanno spesso da scenario solenni architetture gotiche, geometrie irreali, proiezioni della mente che costituiscono interni inquietanti con aperture e scorci che disorientano. Siamo di fronte alla sperimentazione di un ordine prospettico decisamente soggettivo che gioca sulla contrapposizione di spazi aperti e chiusi, sulla creazione di piani obliqui con finestre aperte e l'inserimento di quadri nel quadro che rinviano a nuove soluzioni dimensionali. E spesso accade, osservando i quadri di Graziano, che il suo uomo senza volto paradossalmente mi fissi e mi inviti al silenzio, quasi a suggerirmi che la creatività e l'emozione estetica hanno sempre una sfumatura in più che le nostre parole non sanno tradurre.


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by @dfdesign